Più che un santo della porta accanto fratel Ettore è «un santo senza porte, il suo eccesso di vita le sfonderebbe tutte». Così racconta sul numero di aprile di Fiaccolina suor Teresa Martino, che accanto a questo «gigante della carità» ha vissuto, raccogliendone l’eredità spirituale.

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Per lei fratel Ettore è stato un maestro e proprio vicino al frate camilliano, che si prendeva cura dei poveri e dei barboni in un “rifugio” sotto la Stazione Centrale di Milano, ha trovato il suo modo di rispondere all’amore di Gesù, scoperto al termine di una crisi esistenziale. «In fratel Ettore non c’era assistenzialismo – racconta suor Teresa, direttrice di Casa Betania a Seveso, una delle prime fondate dal camilliano – il suo fine era prendersi cura dei più poveri fra i poveri come una madre farebbe con un figlio».
Il frate (al secolo Ettore Boschini), morto  a Milano nel 2004 e di cui è in corso la fase diocesana della Causa di beatificazione , è una figura senza tempo, che ha ancora molto da dire. «Ci insegna il coraggio di stare accanto a tutti, superando la paura del diverso e quella di avvicinarsi a chi è povero, malato o ha i vestiti sporchi», conclude suor Teresa.
Oggi l’Opera Fratel Ettore è presente anche in Colombia, a Bogotà, da dove suor Ester ha inviato la sua testimonianza per Fiaccolina.
Arricchisce il numero l’intervista a don Simone Lucca, che collabora con mons. Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio per le Cause dei santi della diocesi. Oltre a spiegare come si riconosce un Santo e a fare il punto su fratel Ettore, don Lucca sottolinea ciò che lo ha più colpito del camilliano, «il rapporto personale, vivo e vero con Gesù», tale per cui «non si faceva problemi a vivere da cristiano, anche se magari passava per matto».

Fiaccolina è disponibile presso il Segretariato per il Seminario (Piazza Fontana, 2- Milano, tel. 02.8556278).