La Comunità del Seminario ha vissuto venerdì 23 (per motivi di calendario interno) la 26° Giornata di Preghiera e Digiuno in memoria dei missionari martiri che Missio ha previsto per sabato 24. In merito il Gruppo di Animazione Missionaria comune a Biennio e Quadriennio Teologico ha preparato del materiale che mettiamo a disposizione in allegato. Venerdì sera attesissima testimonianza di alcune consorelle della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, che hanno portato il loro contributo sull'esperienza vissuta in terra di Algeria, dove i monaci di Tibhirine furono uccisi il 21 maggio 1996 da estrermisti locali.

Davvero emozionante il terzo ed ultimo incontro curato dal G.A.Mis (Gruppo Animazione Missionaria) sul tema “Perché rimanere?”

Ascoltando la testimonianza di Sorella Franca, accompagnata dalle Sorelle Emily e Giuliana, la comunità del Quadriennio si è interrogata sul senso di rimanere in missione in un contesto di difficoltà e minoranza come la Chiesa d’Algeria degli ultimi 50 anni.

La spiritualità delle 3 Sorelle si fonda sul carisma di Charles de Foucault, morto in mezzo ai tuareg nel 1916, contemplando i 30 anni di vita nascosta a Nazareth di Gesù.

Maggiori dettagli su Fiaccola di aprile, la rivista degli Amici del Seminario … e non solo!


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Comunicato dei vescovi d’Algeria – 27 gennaio 2018

La nostra Chiesa è nella gioia.
Papa Francesco ha appena autorizzato la firma del decreto di beatificazione di Mons.Pietro Clavérie e dei suoi 18 compagni e compagne.
La grazia ci è data di poter far memoria dei nostri 19 fratelli in qualità di martiri, cioè(secondo il senso stesso della parola),di testimoni del più grande amore,quello di dare la vita per quelli che si amano. Davanti al pericolo di una morte onnipresente nel paese,hanno fatto la scelta,a 1rischio della loro vita,di vivere fino in fondo i legami di fraternità e di amicizia che avevano tessuto per amore con i loro fratelli e sorelle algerini, legami di fraternità e di amicizia sono stati così più forti che la paura della morte.

I nostri fratelli e sorelle non accetterebbero che noi li separassimo da quelli e quelle in mezzo ai quali hanno dato la loro vita. Essi sono i testimoni di una fraternità senza frontiere,di un amore che non fa differenze, perciò  la loro morte  mette in luce il martirio di numerosi di coloro,algerini,musulmani,cercatori di senso,artigiani di pace perseguitati  per la giustizia,uomini e donne di cuore retto,che sono rimasti fedeli fino alla morte durante questo decennio nero che ha insanguinato l’Algeria.

Il nostro ricordo riunisce nello stesso omaggio tutti i nostri fratelli e sorelle algerini,sono migliaia,che non hanno temuto anche loro di rischiare la loro vita per fedeltà alla loro fede in Dio,al loro paese,e in fedeltà alla loro coscienza.

Tra loro ricordiamo i 99 imam che hanno perso la vita per aver rifiutato di giustificare la violenza. Noi pensiamo agli intellettuali,scrittori,giornalisti,uomini di scienza o d’arte ,membri delle forze dell’ordine,ma anche migliaia di padri e madri di famiglia,umili anonimi,che hanno rifiutato di obbedire agli ordini dei gruppi armati. Un gran numero di bambini hanno pure perso la vita trascinati dalla stessa violenza.

Noi possiamo soffermarci sulla vita di ciascuno dei nostri 19 fratelli e sorelle. Ciascuno è morto perché aveva scelto,per grazia,di restare fedele a quelli e quelle che la vita di quartiere,i servizi condivisi,avevano fatto loro prossimo. La loro morte ha rivelato che la loro vita era al servizio di tutti:dei poveri,delle donne in difficoltà,degli andicappati,dei giovani,tutti musulmani. Una ideologia  omicida, che sfigura l’Islam,non sopportava questi altri diversi per nazionalità,per fede. I più addolorati,al momento della loro morte tragica,sono stati i loro amici e vicini musulmani che avevano vergogna che si utilizzi il nome dell’Islam per commetter tali atti.

Ma noi, oggi, non siamo con lo sguardo verso il passato. Queste beatificazioni  sono una luce per il nostro presente e per l’avvenire. Esse dicono che l’odio non è la risposta giusta all’odio,e che non c’è ineluttabile spirale della violenza. Esse  vogliono essere un passo verso il perdono e verso la pace per  tutti gli umani a partire dall’Algeria ma aldilà delle frontiere d’Algeria. Esse sono una parola profetica per il nostro mondo,per tutti quelli che credono e operano per il vivere insieme. E sono numerosi qui nel nostro paese e dappertutto nel mondo,di ogni nazionalità,di ogni religione. E’ il senso profondo di questa decisione di Papa Francesco. Più che mai,la nostra casa comune che è il nostro pianeta ha bisogno della buona e bella umanità di ognuno.

I nostri fratelli  e sorelle sono infine dei modelli nel cammino della santità ordinaria. Sono i testimoni che una vita semplice ma tutta donata a Dio e agli altri può condurre alla sommità della vocazione umana. I nostri fratelli  sorelle non sono degli eroi. Non sono morti per un idea o per una causa. Erano semplicemente membri di una piccola Chiesa cattolica in Algeria che,anche se costituita in maggioranza di stranieri, spesso considerata come straniera,ha tirato le conseguenze naturali della sua scelta di essere pienamente di questo paese. Era chiaro per ciascuno dei suoi membri che quando si ama qualcuno non lo si abbandona nel momento della prova. E’ il miracolo quotidiano dell’amicizia e della fraternità. Molti di noi li hanno conosciuti ed hanno vissuto con loro. Oggi la loro vita appartiene a tutti. Ci accompagnano ormai come pellegrini dell’amicizia e  della fraternità universale.

Algeri il 27 gennaio 2018

 

Paul Desfarges,arcivescovo di Algeri,Jean Paul Vesco,vescovo d’Orano,John Macwilliam,vescovo di Laghouat,

Jean Marie Jehl, amministratore di Costantina

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