Terzo appuntamento di "Cronache di birra monastica", la nuova rubrica mensile curata da Simone Sanvito, seminarista di V Teologia. Quest'anno Simone proporrà mensilmente ai lettori la recensione di una o più birre prodotte all'interno delle mura di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo. Non mancheranno alcuni cenni storici, informazioni rispetto ad itinerari turistici e abbinamenti gastronomici.

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Eccoci arrivati al terzo appuntamento della rubrica birraria. Questo mese vi presento una birra trappista spettacolare: la “Orval”, prodotta all’interno dell’abbazia belga di Notre Dame d’Orval.

L’abbazia di Notre Dame d’Orval si trova vicino a Florenville, paese nella provincia vallona del Lussemburgo in Belgio (vicino al confine francese). Sorge in un contesto naturale stupendo in una zona chiamata “Valle dell’Oro”. La leggenda dice che un giorno Matilde di Canossa si trovava in visita dai monaci e mettendo le mani nella fonte d’acqua del monastero perse la fede nuziale. Per lei la fede nuziale aveva un enorme valore sentimentale in quanto aveva appena perso il marito (oltre che al figlio di soli otto anni). Matilde implorò la Madonna di fargli ritrovare l’anello e subito dopo saltò fuori dall’acqua un pesce con in bocca la fede. Stupita di questo fatto prodigioso Matilde ribattezzò questo luogo la “Val d’Or”, che nel tempo divenne “Orval”.

La storia di questa abbazia inizia nel 1070 quando alcuni benedettini calabresi fondano la prima comunità monastica. Nel 1108 i monaci lasciano improvvisamente Orval per andare in Terra Santa, chiamati da Goffredo di Buglione, fondatore dei “Cavalieri dell’Ordine di Nostra Signora di Sion” da cui derivano il “Priorato di Sion” ed i “Templari” (Orval è ritenuto uno dei luoghi ove era custodito il Santo Graal); al loro posto entrano alcuni religiosi che negli anni completano i lavori di costruzione della chiesa iniziati dai loro predecessori. Nel 1124 la chiesa viene consacrata dal vescovo di Verdun. Pochi anni dopo i religiosi, per motivi economici, chiedono a San Bernardo l’affiliazione all’Ordine dei Cistercensi, in quel tempo in piena espansione. Così nel 1132 sette monaci dell’abbazia cistercense di Trois-Fontainas (Francia) arrivano ad Orval. Modificano da subito la chiesa secondo gli usi cistercensi finendo l’opera poco prima del 1200. Inizia finalmente un tempo di stabilità e tranquillità per la comunità monastica caratterizzato da una vita nascosta come tante altre abbazie e monasteri dell’Ordine.

Tra il XV e il XVI secolo l’abbazia vive momenti davvero drammatici di caos e devastazioni a causa delle guerre combattute prima tra la Francia e la Borgogna e poi tra la Francia e la Spagna. Più volte la comunità monastica si trova in condizioni di miseria estrema, senza edifici perché abbattuti, incendiati e saccheggiati; i monaci però non si arrendono. Ogni volta che avviene un episodio di violenza nei loro confronti, subito si rimboccano le maniche e ricostruiscono, grazie anche all’aiuto e alla generosità dell’imperatore Carlo V.

Con la Rivoluzione francese l’abbazia di Orval, insieme a tutti i suoi possedimenti, viene confiscata; più tardi, nel 1793, le truppe rivoluzionarie, dopo il saccheggio, la bruciano. I monaci sono costretti a scappare nel Lussemburgo dove fortunatamente trovano rifugio, lasciando però Orval, distrutta e carbonizzata, abbandonata per circa un secolo.

Nel 1887 le rovine dell’abbazia vengono acquistate da una ricca famiglia belga che generosamente le dona nel 1926 all’Ordine Cistercense così da ristabilire la vita monastica. Subito ci si mette all’opera per costruire un nuovo monastero, e nel 1936, Orval viene dichiarata abbazia autonoma. L’8 settembre del 1948 viene consacrata la nuova chiesa.

Lungo tutta la sua storia, l’abbazia ha avuto all’interno delle sue mura un birrificio. Nell’archivio si trovano documentazioni e testimonianze che confermano questo dato, come per esempio vecchi disegni e riferimenti tipografici; è interessante un documento lasciato da un visitatore francescano (trecento anni fa) che descrive dettagliatamente la produzione della birra ad Orval, dove tra le altre cose dice dell’importanza della birra per le sue proprietà nutritive, chiamandola il “pane liquido”. Il birrificio che vediamo oggi viene costruito nel 1931 allo scopo di finanziare gli ingenti lavori di restauro e manutenzione dell’abbazia.

La ricetta originale della birra “Orval” è stata ideata dal mastro birraio tedesco Martin Pappenheimer, assunto dall’abbazia per far ripartire a gonfie vele l’attività brassicola. In poco tempo, da piccola attività, il birrificio si è trasformato in un’importante realtà le cui birre, oggi, sono richieste ovunque con grande entusiasmo; inoltre mi sembra importante sottolineare come i metodi di produzione, nonostante le nuove e innovative tecniche, sono sempre gli stessi da oltre ottonata anni. Certamente il suo gusto inedito e straordinario si deve alla qualità dell’acqua, del luppolo e del lievito utilizzato. I monaci inoltre fanno un continuo lavoro di selezione di luppoli che conferiscono alla birra aromi molto pronunciati, mantenendo però il giusto livello di amarezza.

Il birrificio oggi produce circa ventidue milioni di bottiglie ogni anno, sempre obbedendo alle rigide regole commerciali dettate dall’Associazione Trappista Internazionale che prevedono non il profitto economico ma il solo sostentamento dei monaci e la beneficenza per i poveri.

Per una scelta di qualità da parte dei monaci, di questa birra si produce una sola tipologia commerciale, la “Orval” appunto. Presenta un colore dorato/ambrato. La schiuma è abbondante, densa e con una buona persistenza. Al naso si percepisce un profumo intenso di frutta matura, in particolare di prugna e di agrumi. Al palato è molto fresca e asciutta; si notano aromi fruttati, speziati e di luppolo con note finali amarognole di liquirizia e rabarbaro date dal processo produttivo di “dry-hopping” che prevede l’inserimento nei tini di fermentazione di fiori freschi di luppolo. E’ una birra perfetta per essere invecchiata in cantina anche due o tre anni in quanto capace di raggiungere caratteristiche aromatiche straordinarie. Infine, la forma della bottiglia a birillo, fa sì che il sedimento di lieviti rimanga sul fondo senza così mischiarsi alla birra alterando aromi e profumi propri del prodotto. E’ consigliabile servire questa birra ad una temperatura di 10-12°C. – Gradazione alcolica: 6,2% vol.

La “Orval” si abbina molto bene con le carni bianche, con il pollame come l’anatra e l’oca, con il pesce affumicato e con i formaggi freschi non troppo saporiti.

Concludo segnalandovi la possibilità di vivere qualche giorno (da due a sette) di ritiro spirituale e di raccoglimento presso la foresteria dell’abbazia con la possibilità di partecipare alla preghiera della comunità monastica, oltre che, per chi lo desidera, ad essere accompagnati spiritualmente da uno dei monaci. Accanto all’abbazia c’è anche uno “chalet” di tre piani, in autogestione, per ospitare gruppi numerosi o famiglie. Per maggiori informazioni è bene contattare direttamente l’abbazia.

Indirizzo:

Abbaye de Notre Dame d’Orval, Orval n°1, B-6823 Villers-devant-Orval, Belgio. Telefono: +32 61 31 10 60 / +32 61 32 51 10. Sito web: http://www.orval.be/en