Secondo appuntamento di "Cronache di birra monastica", la nuova rubrica mensile curata da Simone Sanvito, seminarista di V Teologia. Quest'anno Simone proporrà mensilmente ai lettori la recensione di una o più birre prodotte all'interno delle mura di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo. Non mancheranno alcuni cenni storici, informazioni rispetto ad itinerari turistici e abbinamenti gastronomici.

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Dopo la doverosa introduzione di Novembre sul mondo trappista, eccoci arrivati al secondo appuntamento della rubrica birraria. La prima birra che vi presento è la “Trappistes Rochefort”, prodotta all’interno dell’abbazia belga di Notre-Dame de Saint-Rémy.

L’abbazia di Notre-Dame de Saint-Rémy si trova a due chilometri dal piccolo paese di Rochefort nella provincia vallona di Namur in Belgio, ed è collocata in un’ampia vallata ai piedi di una collina boscosa; è una vera e propria oasi di pace per l’ambiente raccolto e naturale.

Viene fondata nel 1230 da parte di Gilles de Walcourt, conte di Rochefort, dove dapprima da inizio ad una comunità femminile cistercense. Nel 1464 le monache lasciano il monastero e al loro posto subentra una comunità maschile. Alcuni documenti attestano che già dal 1595 all’interno dell’abbazia i monaci producono birra, e nei campi attorno coltivano orzo e luppolo.

Più volte l’abbazia (soprattutto fra il XV e il XVI secolo) è stata vittima di devastazioni, saccheggi e ruberie da parte di briganti ed eserciti conquistatori, oltre che persecuzioni da parte di calvinisti. Nel 1794 l’esercito rivoluzionario francese distrugge l’abbazia lasciandola in completo stato di abbandono. Dopo parecchi anni, nel 1887, la comunità cistercense di Achel (anch’essa abbazia produttrice di birra) si fa carico dei ruderi rimasti inviando una piccola comunità di monaci con lo scopo di rifondare l’antica abbazia. Bonificano i terreni e costruiscono nuovi edifici, tra cui il birrificio, che secondo alcuni è senz’altro il più bello del Belgio, tanto da meritarsi il titolo di “cattedrale della birra”. E come in tutti i birrifici trappisti, nella sala di brassaggio, non può mancare il quadro di Sant’Arnoldo di Metz (patrono dei birrai) e un crocifisso.

Nei primi del Novecento la produzione di birra riprende in modo regolare per soddisfare i consumi interni del monastero, e dal 1952 le birre “Trappistes Rochefort” iniziano ad essere commercializzate con la finalità esclusiva del sostentamento della comunità monastica, della manutenzione delle strutture e al finanziamento di progetti a scopi benefici.

Le materie prime per la produzione brassicola sono accuratamente ricercate e selezionate dai monaci per rendere il prodotto finale di alto livello e inedito, a partire dall’acqua utilizzata che proviene da una sorgente situata all’interno delle mura dell’abbazia. E’ acqua piuttosto calcarea che per scelta non viene trattata; solo durante l’ebollizione i monaci aggiungono coriandolo e una miscela segreta di erbe. Al giorno d’oggi l’abbazia è più aperta rispetto ad un tempo e quindi è più facile visitare il monastero e il birrificio; i giornalisti vengono ricevuti tranquillamente e l’abate attuale non si fa grossi problemi a dare qualche (non tutte) informazioni sul processo di produzione. Resta comunque il fatto che le birre “Trappistes Rochefort” rimangono ancora in qualche modo avvolte un po’ nel mistero.

Nonostante le richieste elevate del mercato di questo prodotto, i monaci continuano a produrre solo quantità limitate di birra proprio per non venire meno allo scopo economico della produzione, che ripeto, deve essere diretto al solo sostentamento dei monaci e alla beneficenza. La produzione annua di birra è di circa diciottomila ettolitri. Una nota interessante è che i monaci bevono la loro birra solo nei giorni delle feste liturgiche più importanti; sfatiamo quindi già da ora il mito (e avremo certamente anche altre occasioni) che i monaci trappisti sono dei grandi beoni.

Le birre prodotte sono in tutto tre e si identificano con un numero: 6,8 e 10.

Rochefort 6 (tappo rosso): è difficile da trovare in commercio in quanto prodotta dai monaci solo due volte all’anno. È di colore rosso ambrato e tutti i sapori che si percepiscono sono in armonia fra loro. Al palato riconosciamo sapori di frutta secca, cacao e malto. La schiuma è molto compatta, mentre il finale è piacevolmente alcolico. Alcuni notano una iniziale leggera nota acidula che però non disturba. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 10-12°C. – Gradazione alcolica: 7,5% vol.

Rochefort 8 (tappo verde): è prodotta in quantità maggiori rispetto alle altre due (ricopre circa i 2/3 della produzione). È di colore bruno, molto corposa, con schiuma molto densa e compatta. Al naso si possono percepire alcune note fruttate (in particolare agrumi); al palato riconosciamo richiami alle spezie e alla liquirizia. L’impatto è piacevolmente frizzante lasciando il palato pulito. Il finale è amaro. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 12-14°C. – Gradazione alcolica: 9,2% vol.

Rochefort 10 (tappo blu): è il pezzo forte dell’intera produzione del monastero. Presenta un colore molto scuro con qualche riflesso rosso; la schiuma è compatta e persistente. Il corpo è viscoso e non troppo frizzante. Al naso si distinguono note di frutta secca, caffè e banana; al palato riconosciamo un sapore avvolgente, maltato e speziato (pepe e cannella), con un finale di cacao e liquirizia. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 12-14°C. – Gradazione alcolica: 11,3% vol.

L’alta gradazione alcolica permette di conservare queste birre in cantina anche per alcuni anni permettendo così una maturazione che fa evolvere notevolmente aromi e sapori.

Le “Trappistes Rochefort” (in particolare “tappo verde” e “tappo rosso”) vedono la loro massima espressione nell’accostamento al piatto tradizionale della cucina belga della provincia di Namur, ovvero una bistecca di manzo con al di sopra una fetta di burro di produzione locale servita su un pezzo molto caldo di ardesia, accompagnata da salse e mostarde di frutta. Le “tappo blu” invece si accompagnano bene a formaggi erborinati (quelli con le muffe per intenderci) e salumi particolarmente saporiti di selvaggina (cervo, cinghiale, capriolo).

Infine segnalo che l’abbazia dispone di una foresteria con circa venti posti letto per dare la possibilità a uomini e donne di poter vivere giorni di silenzio e attingere ristoro e pace, condividendo con la comunità monastica un intenso clima di ascolto e di preghiera per ridare vigore al proprio cammino spirituale. Per maggiori informazioni è bene contattare direttamente l’abbazia.

Indirizzo:
Abbaye de Notre-Dame de Saint-Rémy, Rue de l’Abbaye 8, B-5580 Rochefort, Belgio. Telefono: +32 (0)84 220140. Sito web: http://www.abbaye-rochefort.be