L’Avvento è il tempo dell’attesa e della ricerca, Come di notte la sentinella aspetta che sopraggiunga il mattino, allo stesso modo la nostra anima attende il Signore. Nel libro del profeta Isaia, qualcuno grida all’indirizzo di Dio: “Sentinella quanto resta della notte?”. E ripete insistentemente la domanda.

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Questo è l’interrogativo che viene costantemente riproposto anche dall’Avvento. In questa domanda, manifestiamo il desiderio che passi infine la notte e giunga il nuovo giorno. Il giorno consente di scorgere dove ci conduce il nostro cammino e di discernere cosa dobbiamo fare, nel giorno finalmente risplende di nuovo il senso della nostra vita.

L’uomo abbattuto, che soffre di depressione e non vede vie di uscita al suo scoramento, pone questo interrogativo. L’uomo tormentato dalla mancanza di senso grida questa domanda nel buio  della sua esistenza. E colui che non riesce più a tollerare se stesso perché nel suo intimo tutto si rabbuia, si abbarbica alla sentinella che incontra nel cuore della notte, domandandole con fare supplichevole quando la sua angoscia avrà finalmente termine.

Nel profeta Isaia, la sentinella fornisce una singolare ed enigmatica risposta: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!” (Is 21,12).

Non ci dice quanto durerà la notte. Dobbiamo accontentarci del fatto che non si prolungherà in eterno, ma che dopo ogni notte risplenda un’alba. Tuttavia, dopo il mattino, sopraggiunge ancora un’altra notte, di nuovo tutto si oscura in noi e intorno a noi. Noi dobbiamo vivere in questa costante tensione fra luce e oscurità, attesa e compimento, giorno e notte. Dio non ci può fornire altre risposte. Se non ci soddisfano, dobbiamo tornare a porre la stessa domanda, ma anche allora la risposta sarà sempre la medesima: “Viene il mattino, poi anche la notte”.  (A. GRUN)

Da qui si capisce la pedagogia della Chiesa che ripropone ogni anno il cammino dell’anno liturgico come una continua ripresa della volontà di vedere il giorno dopo la notte e in particolare ripropone i tempi forti perché abbiamo bisogno ogni tanto di più intense sollecitazioni.

Quest’anno l’Avvento riceve e porta una luce particolare da due eventi che segnano la chiesa universale e quella diocesana.

Abbiamo ricevuto dall’Arcivescovo la Lettera pastorale che ci invita ad assumere il pensiero di Cristo per formarci ad una nuova mentalità capace di illuminare la notte della nostra vita per permetterci di discernere il buio del male.

Dal papa abbiamo poi ricevuto un regalo sorprendente nell’indizione dell’anno giubilare della misericordia, vera grazie per l’uomo ‘stanco e affaticato’.

Da qui la caratterizzazione dell’Avvento di quest’anno : “ E’ APPARSA LA MISERICORDIA DI DIO” (Tito 2,11).

Si vuole sottolineare come questa luce che illumina la notte viene dall’alto come sorprendente iniziativa dell’amore del Padre che nel Figlio rivela il vero suo volto come misericordia.

 

Ascoltiamo Isaia 40,26-31

Qui troviamo parole di fiducia, l’invito a sperare e a confidare. Isaia  richiamando i motivi per confidare, evidenzia anche  la sfiducia di Israele, la sua poca fede, la sua tristezza. Un lamento che viene rivolto al Signore : “Mi hai trascurato, abbandonato…”. Sono parole di sconforto che qualche volta salgono dalla miseria  del nostro cuore. Aspettavamo, speravamo, credevamo…poi ci siamo sentiti un po’ delusi dal Signore e allora salgono dentro di noi parole di diffidenza: “La mia sorte è nascosta al Signore. Il mio diritto è trascurato dal mio Dio”.

Partendo da questo sentimento di abbandono il profeta Isaia dà motivi ed esortazioni di speranza: “Levate in alto i vostri occhi”.

E’ un invito a contemplare la potenza di Dio creatore: “Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri?”.

Noi, in certe sere, soprattutto nelle sere invernali, quando si celebra l’ora di vespero, guardiamo in alto e guardando le stelle abbiamo un qualche senso, una percezione della potenza di Dio, dell’onnipotenza, del vigore e della forza di Dio. Ora, qual è il senso di questo appello a guardare in alto, fatto qui da Isaia?

E’ la sua proclamazione dell’unità tra il Dio creatore e il Dio redentore, tra il Dio della creazione e il Dio della storia. Dio, che ha creato i cieli, è quello che governa la storia dell’universo, è quello che governa la mia storia e quindi come non viene meno nei cieli, non viene meno verso di me. Dunque ho la certezza che il Dio creatore è il Dio Signore della storia.

“Egli non si affatica e non si stanca”, cioè questo Dio così potente non è venuto meno e non viene meno nella sua attenzione all’uomo. “Egli dà  forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani  faticano e si stancano, ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza”.

Gesù è questo Signore della creazione e della salvezza, è colui che promette il ristoro a chi è affaticato e oppresso.

Nella nostra vita ci sono sempre motivi di affaticamento fisico, spirituale, morale; talora di aridità interiore, di desolazione, oscurità, cioè stanchezza dell’anima, mancanza di entusiasmo, caduta della tensione interiore. Ci sentiamo mancare il fiato, necessario per guardare il bene nella vita, nella giornata, nella preghiera.

“E’ apparsa la misericordia di Dio…levate in alto i vostri occhi e guardate!”.

Nell’Avvento guarderemo alle venuta di Gesù e ci prepareremo al Natale come la riscoperta del dono di questa nuova forza interiore: “ quanti sperano nel Signore riacquistano forza, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”.

 

Il cammino di comunità verrà proposto intorno a tre piste che racchiuderanno alcune priorità

  1. Accogliere la misericordia
  1. Apertura della porta santa del seminario
  2. Adorazione eucaristica (giovedì sera e venerdì pomeriggio)
  1. Conoscere la misericordia
  1. Lectio docenti al giovedì mattina
  2. Ritiro prima di natale sulle opere di misericordia spirituale
  3. Comunicazione della fede libera a classi
  1. Convertirsi alla misericordia
  1. Pomeriggio penitenziale con celebrazione della misericordia alle 17 del venerdì
  2. Proposte GAMIS