Il Seminario e la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale hanno organizzato la Giornata interdisciplinare a Venegono con la presenza di diversi docenti chiamati a fornire sguardi differenti su un tema comune: il ministero presbiterale

di Lorenzo Motta
III teologia

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Partendo dal termine “sacerdote”, inteso come ministro al servizio della comunione tra Cristo e il Padre. È stata un’occasione importante di arricchimento personale, soprattutto per chi sta vivendo il cammino di formazione verso il presbiterato.

La quotidianità della vita del Seminario è stata interrotta, giovedì 4 dicembre, per dar spazio a un appuntamento ormai tradizionale nel corso dell’anno seminaristico: la Giornata interdisciplinare, organizzata dal Seminario e dalla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Come è consuetudine sono stati invitati diversi docenti a fornire sguardi differenti su un argomento comune. Tema che ha guidato la riflessione quest’anno è stato il ministero presbiterale, preso in considerazione «nel popolo di Dio, al servizio della comunione». Dopo la presentazione del direttore della Sezione Parallela della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, don Franco Manzi, ha introdotto la discussione un breve intervento di don Marco Paleari, docente di teologia dell’Ordine e del Matrimonio in Seminario.

Il primo contributo alla riflessione è stato proposto da don Pierpaolo Caspani, teologo sacramentario anch’egli insegnante in Seminario. Partendo dal termine “sacerdote”, inteso come ministro al servizio della comunione tra Cristo e il Padre, ha fatto emergere una figura di presbitero che ha perso l’aura sacrale di cui era stato coronato e che, con la sua azione di ministro, rende presente l’azione di Cristo nella Chiesa.

Autorevolezza e stabilità

Conclusione di questo primo intervento è stato un breve spunto sul “prete segno di Cristo capo”: il ministro ricorda alla Chiesa, con un’autorevolezza e una stabilità particolari, il legame vitale che ha con Cristo ma, nello stesso tempo, non può essere slegato da tutti gli altri carismi dei quali è al servizio.

Annunciare il Vangelo

Il secondo intervento della mattinata è stato affidato a don Roberto Repole, professore di Ecclesiologia presso la Sezione di Torino della Facoltà Teologica. Dall’ecclesiologia che nasce con la costituzione Lumen Gentium, don Repole ha mostrato come venga modificata anche l’idea di ministro ordinato: non più esclusivo detentore di un’autorità, ma anch’egli chiamato ad annunciare il Vangelo come ogni cristiano. Da dove nasce allora l’esigenza di ministri ordinati? Dalla stabilità specifica con cui essi ricordano alla Chiesa di essere fondata in Cristo, ma questo mai da soli: sempre in una rete di relazioni con gli altri soggetti ecclesiali.

L’ultimo intervento, che ha concluso la mattinata, è stato di taglio psicologico, offerto da don Stefano Guarinelli, docente di psicologia in Seminario. Nel suo intervento don Guarinelli si è posto la domanda se sia una questione teologica la maturazione personale del prete. Con la simpatia che lo caratterizza, ha mostrato come l’analisi psicologica non possa essere assente all’interno di una verifica vocazionale verso il ministero, ma nello stesso tempo non sia sufficiente. La maturità della persona, secondo la visione della psicologia, richiede caratteristiche che nessun uomo sulla terra riuscirebbe a soddisfare: controllo di sé, capacità relazionale, affettività…

La maturità richiesta innanzitutto al presbitero, e sulla quale impostare anche la formazione in Seminario, deve un po’ distanziarsi dalla pura maturità psicologica per assumere le caratteristiche della maturità evangelica: la capacità di relazionarsi con gli altri amandoli come Gesù li ama.

Ai tre interventi, è seguita una ripresa da parte di don Marco Paleari, con la quale si è conclusa la prima parte della mattinata. L’apprezzamento delle tematiche proposte è stato dimostrato dal gran numero di domande che sono state poste ai docenti dopo una meritata pausa caffè.

Come ogni anno la Giornata interdisciplinare si è mostrata un’occasione importante di arricchimento personale, soprattutto per chi sta vivendo il cammino di formazione verso il presbiterato, ma anche di convivialità, essendosi conclusa con la condivisione del pranzo con tutti gli ospiti presenti.