“Con Amore che non conosce confini” è il motto con cui i candidati 2017, ordinati diaconi lo scorso 1 ottobre 2016, hanno deciso di presentarsi a tutta la Chiesa ambrosiana. Con questa rubrica cercheremo di conoscerli fino alla fatidica data del 10 giugno 2017, giorno dell’ordinazione presbiterale. Ecco il primo in ordine alfabetico: don Emanuele Beretta.

Una parola di presentazione. Sono don Emanuele Beretta, nato e cresciuto a Milano. Per essere precisi, in un quartiere nel nord di Milano, nella parrocchia Beata Vergine Assunta in Bruzzano. Ho frequentato ragioneria e ho subito messo in pratica i miei studi, presso un’azienda, di fronte a casa, nella quale ho poi lavorato per parecchi anni. Ho così potuto continuare a seguire le attività parrocchiali e oratoriane. In tutto questo non è mai mancato un mio cammino di fede e crescita personale. Mi chiedevo spesso, anche davanti alla concretezza della quotidianità, “Che cosa mi rende felice?”, “Signore, cosa vuoi da me?”

Come ho percepito la vocazione. Non è stata una folgorazione, né una “conversione” al modo di San Paolo; anzi, si è manifestata con un percorso ben più lento! Un cammino “normale” nel quale, giorno dopo giorno, avvenimento dopo avvenimento, scelta dopo scelta, continuavo a chiedermi “Signore, cosa vuoi che io faccia? Sì, perché sono certo che quello che sogni per me è il meglio per me!”

Ma, per essere concreto, provo ad individuare alcune “immagini”, alcuni passaggi che mi hanno aiutato a delineare la mia vocazione.

Un giorno il mio Parroco, passando in casa parrocchiale, mi ha detto: “Ma tu cosa vuoi farne della tua vita”? Poi, i momenti di silenzio in chiesa o camminando in montagna; e, ancora, vedere amici e figure “belle” di preti.  Ma, soprattutto, uno scritto consegnatomi dal Cardinal Martini: «Affido a te giovane un versetto della Scrittura, perché tu lo legga, lo mediti e lo custodisca (…) ad essa dovrai sempre ispirarti per edificarlo secondo il disegno del Signore: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”». Quella Parola ha fatto breccia nel mio cuore.

Così, dopo un percorso di verifica denominato “Salti di Qualità” e “Cammino non Residenti”, ho deciso di entrare in Seminario a Seveso: era il 16 settembre 2010. Ai miei genitori e al mio datore di lavoro l’ho detto solo una decina di giorni  prima, ai cugini e agli zii il giorno prima: che colpo per loro! Ma ho pensato che sarebbe stato meglio così!

Per sintetizzare l’esperienza di questi anni di seminario, direi una sola parola. Gratitudine.

•Gratitudine per i compagni di classe e di seminario. E quindi anche condivisione, amicizia, confronto. Con loro ho sperimentato la bellezza di non sentirsi “solo” nel cammino.
•Gratitudine per la comunità educante: davvero ha a cuore solo il tuo bene!
•Gratitudine per l’opportunità dataci a livello di studio e di preghiera… un binomio prezioso e complementare per conoscere e sperimentare il mistero di Cristo…

Il primo ottobre 2016 il Cardinale Arcivescovo Angelo Scola mi ha consacrato diacono, insieme a nove miei compagni e, il sabato successivo (8 ottobre), ha consegnato a ciascuno di noi, in maniera ufficiale la destinazione pastorale per quest’anno. Io sono stato inviato (per quest’anno e per i prossimi anni) come collaboratore della Comunità Pastorale “Madonna del Rosario” di Cesano Boscone, composta da tre parrocchie: S. Giovanni Battista, S. Giustino e S. Ireneo.

Sto vivendo questi primi mesi “da diacono” in primis conoscendo il presbiterio, i religiosi e le religiose presenti e insieme la realtà e le persone affidatemi, mettendomi “a servizio” secondo le necessità, con molta semplicità e “dentro” la ferialità, così come ci ha raccomandato il Cardinale: “Siete ordinati diaconi e inviati al Popolo di Dio – a tutto il Popolo, senza distinzione alcuna, evitando quindi la tentazione di ritagliarvi quello che vi risulta più confacente – perché ogni fedele possa vivere in pienezza il dono della fede e della vita cristiana. Vi raccomando pertanto di non confondere l’esercizio del ministero del diacono che oggi ricevete, che per voi è transeunte, con quello del ministero presbiterale. Non anticipate i tempi. Lo scopo del diaconato è quello di imparare a “lasciarvi prendere a servizio”. Per questo non servono grandi progetti, ma l’umile testimonianza che Gesù sta diventando il centro affettivo della vostra vita. Centro da cui scaturisce una proposta convincente di comunità stabile per i ragazzi ed i giovani a cui prevalentemente siete mandati.”(dall’omelia dell’ordinazione diaconale)

Un augurio per l’avvenire. Di solito sono gli altri a porgerti gli auguri: io posso esprimere un desiderio. Chiedo al Signore di avere giorno la capacità di “stare” prima di  “andare”, camminare dietro a Lui insieme alla gente che mi ha affidato; vorrei essere capace, nel limite delle mie possibilità e fragilità, di “condurre” tutti a quel “tesoro più grande” che è il Signore Gesù a partire dei sacramenti… con amore che non conosce confini!