Vocazione è parola strana, abusata sembra avvicinabile ad una vita particolare, fuori dall’ordinario. E invece vocazione è sinonimo di vita, una vita che non scegli, una vita che ti viene donata, che pensi di possedere fino a che non scopri che un dono non potrà mai essere solo tuo.

Pensi di essere speciale, di avere qualcosa in più degli altri, ti piacerebbe che fosse così, quando sei un ragazzo quando pensi di dover trovare per forza qualcosa che ti fa sentire lontano da quel male, da quel peccato, da quella fragilità che senti affiorare e che ti fa capire immediatamente che non sei Dio, ma che sei solo un uomo.

Se allontani questa verità, se continui a cercare ciò che ti rende speciale, forte, indistruttibile, ammirabile, rischi di perderti, dietro il primo che ti racconta storie solo per comprarti, e per renderti più povero e più schiavo di come ti ha trovato. Solo se abiti questa verità, solo se ci stai e giochi con essa in mezzo alla delusione e ai tuoi comprensibilissimi dubbi ad un certo punto, senti affiorare, deciso e inimmaginabile, l’amore che è disposto ad amarti non negando, ma a partire da quello che sei davvero. Tutti ti amano quando sei speciale, forte e indistruttibile, pronti al ricatto attraverso la delusione, quando la caduta arriverà; solo Dio ti ama oltre, e non ha paura della tua nudità perché è Lui che ti ha creato così! Vocazione  è una proposta di Dio, e solo sua. Nessuno può essere così illuminato da pensare di poter intuire.

Solo dopo un lento lavoro di ascolto, un paziente lavoro di scavo, viene alla luce colui che, a partire da quella proposta, ne diventa responsabile cioè abile a rispondere. Già, perché per uno che chiama ci deve essere un altro che risponde. Vocazione è per tutti, è un richiamo continuo, una preghiera incessante di Dio

perchè ciascuno di noi possa raggiungere la vera gioia, questa è l’unica vocazione che Dio ci rivolge; nessun destino già segnato, nessuna strada tracciata. Solo un amore offerto. E il pensiero di accogliere quell’amore dicendo semplicemente SI. E’ questo che ho provato, negli ultimi due anni, davanti a tre matrimoni a cui ho assistito. Mi è capitato di vedere un giovane che diceva di sì ad una giovane e mi sono chiesto: io che SI sto dicendo? E allora mi sono incamminato, e ho scoperto che rispondere non è trovare una casa ma intraprendere una strada; non è trovare la pace ma nascere in una inquietudine che non ti permetterà mai di sentirti arrivato, in pace, sazio. Non è sentiero che scegli, ma sequela, cioè strada percorsa mettendoti dietro a Qualcuno che ti cammina davanti e che ti fa vedere dove mettere i tuoi piedi, attraverso le orme che lascia sulla terra del sentiero. Non è procedere per tentativi, ma obbedire, ovvero ascoltare quell’unica Parola che non si legge, perché è Lei che legge te.

E quando Dio chiama, e l’uomo risponde, in qualsiasi modo si provi a rispondere, mettendo in gioco tutto quello che siamo, tutte le nostre forze, tutta la nostra passione e la nostra capacità di amare, solo in quel momento sentiremo sorgere dentro di noi la certezza che ogni nostro passo è risposta ad una voce che chiama; solo allora scopriremo che anche la nostra vita di tutti i giorni, la nostra vita quotidiana, nella coerenza di un sì che si ripete ogni giorno, di un sì che dice quello che poi siamo disposti a fare, di un sì che mantiene la parola data, sarà davvero compimento di una vocazione che ci raggiunge e ci salva.

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www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/pregare-per-le-vocazioni-guardando-ai-giovani-1.144601

Ricordiamo che la nostra Comunità del Seminario propone diverse iniziative a carattere vocazionale. Per informazioni: www.seminario.milano.it/category/menu-ricerca-vocazionale/