«Il discernimento, grazia dello spirito e opera della libertà»

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La riflessione teologica di don Francesco Scanziani, don Aristide Fumagalli e don Giuseppe Como ha accompagnato la mattinata dei seminaristi, alcuni preti e laici di martedì 30 ottobre dando corpo alla tradizionale giornata interdisciplinare del nostro Seminario. Il tema scelto, di grande attualità e di cui più volte il papa Francesco ha richiamato la centralità per la vita della Chiesa oggi, è stato quello del discernimento spirituale.
In un tempo caratterizzato anche dal sinodo dei vescovi “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, anche il nostro Seminario ha voluto interrogarsi su come intendere, in chiave cristiana, l’agire di Dio che interpella la libertà dell’uomo, ma soprattutto su come siamo chiamati a discernere “tra le voci che si agitano in me, la voce di Dio”[1].
Nella prima relazione della mattinata,  don Francesco Scanziani (docente di Antropologia Teologica) ha sottolineato come il rapporto con la Grazia conforma la nostra libertà a quella del Figlio di Dio e come ogni discernimento deve svolgersi entro questo prospettiva. Chi, liberamente e per grazia, si conforma a Cristo, impara ad amare come Lui: “Ama e fa’ ciò che vuoi: questo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni discernimento”[2].
Don Aristide Fumagalli, nel secondo intervento, di taglio teologico-morale, ha raggiunto il vertice della sua riflessione presentando la carità di Cristo come misura di ogni discernimento: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Dunque la bontà del discernimento spirituale è da valutare in relazione al “come” Cristo ha amato la Chiesa.
L’ultimo contributo è stato quello del professore di Teologia Spirituale del Seminario: don Giuseppe Como. Anche la sua riflessione teologica ha posto al centro Gesù Cristo: il discernimento è l’arte di comprendere come siamo chiamati a diventare memoria originale del Figlio di Dio, figura insuperabile.
L’ultimo step della mattinata sono state le domande da parte degli uditori, che non sono mancate né da parte dei seminaristi e professori né da parte di preti che vivono il loro ministero fuori dal Seminario.
Un pensiero teologico vivace è segno di una Chiesa che è in cammino e fa sue le domande dell’uomo del suo tempo, per poter annunciare il Vangelo di Gesù qui ed ora!

[1] Dalla relazione di don Francesco Scanziani
[2] Dalla relazione di don Francesco Scanziani