Lunedì sera 20 marzo don Augusto Bonora porta in Seminario la testimonianza della propria gente emozionata per l’arrivo del Papa. Pubblichiamo l’intervista esclusiva già riportata su Fiaccola di febbraio.

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Don Augusto, ci descrive il suo quartiere?La parrocchia di San Galdino è caratterizzata dalla presenza di un buon numero di case popolari, in particolare vi sono più di quattrocento appartamenti di case Aler, le cosiddette “Case Bianche”. Sono sorte tra il 1976 ed il 1978, dopo la distruzione delle case minime di via Zama. La maggior parte della popolazione che da più lungo tempo risiedeva nel territorio è stata, così, trasferita dalle case di via Zama alle Case Bianche di via Salomone. Il quartiere si è poi ampliato negli anni successivi ed ora è composto da cinque grosse “isole”, di cui la più consistente è ancora quella popolare, ma vi sono anche altri agglomerati urbani con caratteristiche molto differenti.  Nei pressi dei nuovi studi televisivi di via Mecenate, esistono anche dei grossi loft ed appartamenti molto costosi.

Rispetto ad altri territori milanesi la popolazione non ha una presenza numerica sproporzionata di anziani, ma un buon mix tra fasce d’età. C’è una percentuale rilevante di immigrati, soprattutto musulmani, che abitano nelle Case Bianche ed una discreta presenza di Rom, in parte collegati al campo di via Bonfadini.

Il restante territorio, cui fanno riferimento le altre cinque parrocchie dell’Unità Pastorale Forlanini, ha caratteristiche abbastanza diverse, con alcune zone più ricche e quartieri popolari come Ponte Lambro.


I Rom sono bene integrati?

L’attenzione alla componente Rom del nostro territorio è stata attuata negli ultimi anni, soprattutto dalla realtà parrocchiale di S. Nicolao ed uno dei preti della nostra Unità Pastorale, don Emmanuele Merlo, sta sviluppando un lavoro personale molto serio su questo tema.

La parrocchia di S. Galdino ha lavorato, invece, per l’integrazione del mondo musulmano. Da alcuni anni è in atto un forte dialogo interreligioso, fatto di incontri tra cristiani e musulmani, su temi quali le feste religiose, il modo di gestire la vita familiare e l’accoglienza della diversità che hanno dato frutti molto buoni.

Quali le ombre, le difficoltà e quali invece le luci, le iniziative positive?

In questo quartiere non manca nessuna delle “ombre” che caratterizzano le nostre periferie milanesi: abusivismo, insicurezza, spaccio, precarietà lavorativa, ma anche il tipico individualismo e la frenesia della nostra città. A fronte di queste situazioni non mancano, però, le luci. Tra di esse c’è certamente l’azione delle comunità cristiane del territorio. Per quanto riguarda San Galdino, insieme alle attività ordinarie di catechesi, di oratorio e celebrative, la nostra azione ha accentuato molto la dimensione caritativa. La Caritas è particolarmente viva con il suo Centro d’ascolto, tutti i lunedì mattina; c’è una forte attenzione nei confronti degli anziani e dei minori, mediante il dopo scuola; il servizio per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri, la distribuzione dei pacchi alimentari.  La parrocchia ha sviluppato ultimamente anche una distribuzione settimanale di vestiti e si è impegnata nel servizio di toutoring lavorativo per la ricerca attiva del lavoro, inoltre è stata fondata, in collaborazione con la S. Vincenzo, una cooperativa di sartoria che dà lavoro a tre persone. 


Come è stata presa dai suoi parrocchiani la notizia dell’arrivo del Papa?

Con grande stupore. Nei primi tempi la sorpresa rasentava l’incredulità, ma poi la gioia della gente è cresciuta insieme con la consapevolezza di essere stati fatti oggetto di un grande dono e di essere, in qualche modo, dei privilegiati.


Sono già state selezionate le famiglie che il Pontefice incontrerà?

No. La richiesta che mi è stata fatta dal Consiglio Pastorale è quella di privilegiare famiglie non incontrate dal cardinale Scola nell’Avvento del 2015. Credo che proporremo alla segreteria del Papa altre famiglie, tra cui sceglierne due.


Come vi state preparando a questa visita?

Si è creata una commissione all’interno del Consiglio Pastorale parrocchiale, che sta affrontando molte delle questioni tecniche connesse alla visita e l’ultimo Consiglio è stato interamente dedicato al tema. Oltre alla sensibilizzazione della popolazione ed alla ricerca dei volontari, abbiamo già cominciato a coinvolgere i ragazzi del catechismo e le loro famiglie.  Intendiamo fare alcune proposte di preparazione nelle due settimane precedenti la venuta del Papa: una conferenza con il nostro parrocchiano vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli; un momento di preghiera ed un musical su Francesco, preparato dalla compagnia filodrammatica “Entrata di sicurezza”, intitolato Papa Francesco, tutto un altro mondo.    


Quali le attese per questa, seppur breve, sosta del Papa tra voi?

Crediamo che la scelta di una periferia come luogo da cui partire per la visita di Milano sia già in sé un messaggio di grande portata, che ci rivela il cuore del Papa, ma ancor più ci indica un sentiero ecclesiale fondamentale. Non si può arrivare alla realtà di Milano senza passare per una condivisione profonda delle fatiche di chi spesso viene escluso ed emarginato, una solidarietà concreta e fattiva verso i più poveri. Accorgersi, ed in qualche modo privilegiare, coloro che, per molti e differenti motivi, sopportano il peso di uno sviluppo sociale nel quale spesso prevale l’interesse egoistico di pochi sul bene di tutti, non è cosa da poco.  Crediamo che papa Francesco anche qui richiamerà alcuni dei temi importanti del suo magistero che toccano questi aspetti.


Lei personalmente cosa vorrebbe dire o chiedere al Santo Padre?

Non ho richieste particolari, se non quella di continuare ad aiutare noi tutti, come sta facendo con la sua testimonianza e le sue parole, ad essere cristiani e preti anche in questi luoghi abbastanza impegnativi.


A cura di Ylenia Spinelli