Un motto giovanneo accompagna i dieci diaconi ambrosiani che saranno ordinati sacerdoti dall’Arcivescovo in Duomo. Per loro anche l’augurio di papa Francesco che li ha recentemente ricevuti: «Vicinanza, compassione, tenerezza».

Candidati-con-papa-Francesco

«Vicinanza, compassione, tenerezza». Si riassume in tre parole l’augurio che papa Francesco ha voluto lasciare ai dieci diaconi ambrosiani, ormai prossimi all’ordinazione sacerdotale. Durante il tradizionale pellegrinaggio a Roma, a fine maggio, i futuri preti hanno incontrato il Santo Padre, ricevendo da lui indicazioni e preziosi consigli sul ministero. Quelle tre parole del Papa sicuramente risuoneranno nel cuore di ciascun candidato sabato 12 giugno, quando, nel Duomo di Milano, riceveranno l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani dell’arcivescovo Mario Delpini. 
E così potranno dare concretezza a quel «Camminate nell’amore» che hanno scelto come motto di classe. Una classe non particolarmente numerosa ma, come sottolinea il rettore del Seminario don Enrico Castagna, «nel contesto culturale odierno, ogni giovane che si decide per una qualche forma di definitività a motivo del Vangelo è da considerarsi testimonianza sorprendente».

Il più giovane è Davide Serra, 25 anni, con alle spalle tante esperienze con i chierichetti, gli scout e i ragazzi dell’oratorio. La fede gli è stata trasmessa dai genitori e dai nonni, poi nel tempo è maturata fino alla scelta del Seminario, alla fine del liceo.
Il senior è Andrea Budelli, 38 anni, che prima di entrare a far parte della comunità di Venegono faceva il farmacista, l’educatore adolescenti e l’allenatore di ping-pong. La partita più lunga e importante per Andrea è stata quella con Gesù, che ha deciso di seguire.
In mezzo ci sono altre vite, come quella di Giacomo Grimi, laureato in medicina, che ha scoperto nella quotidianità dello studio, dello sport e del canto che la vita è piena quando è spesa nella relazione con Cristo. Per Angelo Papia e Gabriele Possenti l’impegno in oratorio ha fatto maturare progressivamente la vocazione, sebbene a partire da esperienze diverse: Angelo faceva il giocoliere e si immaginava una vita nel mondo dello spettacolo; Gabriele, laureato in Scienze dei beni culturali, era affascinato dall’arte che lui definisce «la prima forma di ricerca visibile dell’Infinito».
E poi c’è Benard Mumbi, zambiano, giunto a Milano nel 2012, che ha stimolato nella classe una maggiore sensibilità missionaria. «Quando Benard ha iniziato il percorso seminaristico, il suo processo di integrazione nel contesto ambrosiano era già ben avviato, grazie all’accoglienza ricevuta dai preti e dalle famiglie della comunità pastorale Giovanni XXIII della Barona a Milano – spiega don Castagna-. C’è stato spazio per la condivisione di una peculiare storia e sensibilità, ma dentro un processo piuttosto naturale».

Come sempre più spesso accade, sono tante e diverse le storie di coloro che hanno scelto di diventare preti. Non fanno eccezione questi dieci giovani, che hanno intrapreso un cammino di studi e discernimento spirituale in Seminario durato sei anni e alla fine messo a dura prova dalla pandemia.
Ciascuno, in modi e tempi diversi, ha risposto in maniera personale all’amore senza confini del Signore Gesù, che nel ministero si concretizzerà nella carità pastorale. Nel motto scelto, tratto dalla seconda lettera di Giovanni, è implicito l’invito a camminare insieme agli altri, come fratelli. «Ciò che apprezzo di questo gruppo – sottolinea il Rettore – è la fraternità spontanea che si respira tra loro, la capacità di accogliersi e richiamarsi a vicenda».
Da domenica 6 giugno fino al giorno dell’ordinazione, i diaconi saranno in ritiro presso i padri oblati di Rho. Qui vivranno gli esercizi spirituali predicati da mons. Carlo Faccendini, abate di Sant’Ambrogio, mentre il 24 giugno riceveranno dall’Arcivescovo la loro prima destinazione come presbiteri.