Sabato 10 giugno, nel Duomo di Milano, l’Arcivescovo ordina 15 sacerdoti novelli (diretta tv e web). Il rettore del Seminario don Enrico Castagna: «Le nostre comunità li accolgano come un dono, sono per tutti una “provocazione”»

STE_6502-980x551

Sono 15 i diaconi che sabato 10 giugno verranno ordinati sacerdoti dall’arcivescovo Mario Delpini nella solenne celebrazione nel Duomo di Milano che avrà inizio alle 9: diretta su Telenova (canale 18), www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano. Tutti giovani di età, hanno deciso di spendere la loro vita per Gesù dopo significative esperienze in oratorio, tra lo scoutismo, esperienze missionarie e Giornate mondiali della gioventù, come racconta il rettore del Seminario, don Enrico Castagna.

Le ordinazioni sono un momento di festa e di speranza per la Chiesa di Milano, soprattutto in questo momento in cui i preti sono in diminuzione. Che dire al riguardo?
La speranza della Chiesa è Gesù Cristo crocifisso e risorto; per essere uomini e donne di speranza, dentro le contraddizioni di questo tempo, occorre convertirsi ogni giorno a Lui, immergersi nella sua Pasqua. Certo, ogni uomo che, per il Vangelo, è disposto a donare la vita, diventa per tutti una provocazione, un invito a considerare il grande valore del tesoro evangelico. Quanto alla diminuzione numerica, occorre parlarne per essere oggettivi, per essere docili allo Spirito, per trovare strade nuove per annunciare il Vangelo e formare i futuri presbiteri, non certo per deprimersi: «la speranza non delude» (Rom 5, 5).

I diaconi hanno un’età compresa tra i 24 e i 32 anni, molti sono entrati in Seminario subito dopo la scuola. Può essere positivo avere giovani preti nelle nostre parrocchie?
I preti sono tutti un dono, a prescindere dall’età. Il presbiterio è una casa dove può avvenire un proficuo incontro intergenerazionale. Certo, come avviene nella società, così anche nel presbiterio, l’età adulta e anziana è quantitativamente preponderante. Dunque, giovani che rispondono alla chiamata per il ministero presbiterale sono ancor più presenza che arricchisce il presbiterio e le comunità cristiane; potrà giovarne, in particolare, la pastorale giovanile che, sempre meno, però, deve pensarsi come dipendente dai preti.

Le esperienze di servizio possono contribuire a sentire la chiamata di Dio?
All’origine della vita vissuta come vocazione stanno sempre, per tutti, esperienze ecclesiali di fraternità, di servizio, di preghiera. Credo che, a questo riguardo, è importante che non solo si facciano fare esperienze, ma si aiutino i giovani a rileggerle; che li si sproni a pensarsi non solo nella linea del volontariato, ma anche della definitività; che si tenti di accompagnarli sino alla sorgente del servizio e dell’amore che è Cristo stesso. È anche importante che gli educatori conoscano le iniziative per i giovani proposte dalla Diocesi o da altre istituzioni ecclesiali per orientare i ragazzi disponibili a esperienze più significative; allargare gli orizzonti è sempre di grande aiuto.

«Pace in terra agli uomini, che Egli ama». Pace e amore sono le parole chiave del loro motto, come potranno farne il cuore della loro missione?
Auguro loro di rimanere ancorati alla sorgente dell’amore che è il Signore Gesù. Il cammino della vita e del ministero ci è dato per arrenderci alla misura del cuore di Dio e per diventare trasparenza di questa misura («come io vi ho amati» Gv 15,12). La pace è sostanzialmente l’esperienza di chi si radica nell’amore pasquale di Gesù. Ci si può radicare in esso attraverso le relazioni e i compiti del ministero, a prezzo di molta vigilanza e lasciandosi accompagnare da fratelli e padri saggi.

Cosa si devono aspettare le nostre comunità da questi giovani preti e come possono accompagnarli nei primi anni di ministero?
Le comunità non si aspettino prodotti finiti, tuttologi, risolutori di ogni problema. Si aspettino giovani uomini che intendono continuare il loro cammino di docilità allo Spirito all’interno del ministero, in cammino con altri, imparando da altri e accompagnando altri. Li accolgano come un dono, a prescindere; a volte capita, infatti, di essere studiati e misurati più che accolti. D’altra parte, i preti novelli si predispongano a continuare a imparare e a ricevere, accolgano la realtà per come si presenta, a volte fragile e contradditoria, ma, proprio per questo, ancor più assetata dell’annuncio evangelico dell’amore e della pace.

Vedi anche:

Il libretto liturgico (cover – interno)