L’Arcivescovo ha ordinato, in Duomo, 10 diaconi transeunti che diventeranno preti l’anno prossimo. Gli ha invitati a portare «un messaggio alla Chiesa stanca, ai battezzati vecchi e ai cristiani muti».
La Chiesa stanca, i battezzati vecchi nel cuore e nei comportamenti mediocri, i cristiani muti. Questi sono gli interlocutori, ma non solo loro, ai quali i neo-diaconi hanno un messaggio da dare e una parola da dire.
In riferimento alle Letture proclamate, il vescovo Mario parla anzitutto della «Signora eletta da Dio, che si può anche chiamare la Chiesa stanca». Quella «logorata dalle sue molte iniziative, dalla storia che sembra costringerla a portare il peso di tutti gli errori, a subire le accuse di tutte le lingue e ad affrontare tutti i pregiudizi». È di fronte a questa immagine che i diaconi possono infondere coraggio: «Eccoci per offrirti le nostre giovani forze e la nostra gioia, perché oggi e domani non altro abbiamo da fare che camminare nell’amore».
Poi, quei battezzati, disegnati da san Paolo nella Lettera ai Romani, che vivono ancora «nel peccato, secondo lo stile dell’uomo vecchio». «Forse siamo tutti in questo gruppo di battezzati rassegnati alla mediocrità, inclini a conformarsi alle abitudini del mondo, più portati a omologarsi al mondo ai suoi stili, aspettative, malumori, a mimetizzarsi nella società piuttosto che a seminarvi una parola di Vangelo. Battezzati spaventati, complessati che cercano di nascondersi». Anche qui il messaggio che viene dai diaconi è chiaro. «Con la loro consacrazione per il servizio scuotono l’inerzia. Siamo chiamati a essere nuovi in Cristo, a essere testimoni della Risurrezione. Mi sembra che questi diaconi possano proclamare il loro messaggio: battezzati vecchi, lasciatevi rinnovare, camminata nella vita nuova. Eccoci, ci facciamo avanti per servire, per rinnovare nella storia il segno di Gesù che è venuto non per essere servito, ma per servire».
Infine, «i cristiani muti»: noi che «parliamo un po’ di tutto, abbiamo valutazioni e giudizi su quello che capita, lamentele e critiche per chiunque, fermandoci volentieri per scambiarci luoghi comuni e informazioni che tutti già sanno perché tutti attingono agli stessi strumenti di informazione». Noi che, però, davanti alle domande essenziali non parliamo più, diventando muti quando si chiede: “Che cosa dite di cristiano ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri compagni di studi, ai vostri vicini di casa?”.
«Questi giovani che si fanno avanti per diventare diaconi hanno scelto una pagina di Vangelo per rispondere e aiutarci a rispondere, per vincere l’imbarazzo. Che cosa abbiamo da dire? Nient’altro che questo: Abbiamo trovato il Messia».
Dopo l’omelia il momento centrale dell’Ordinazione: le promesse dei candidati pronunciate davanti all’Arcivescovo, le Litanie dei Santi, sdraiati ai piedi dell’altare maggiore, l’imposizione delle mani sul loro capo la preghiera di Ordinazione, la vestizione degli abiti diaconali, la consegna del Libro dei Vangeli, sono l’immagine viva di queste parole da portare al mondo: «Camminare nell’amore, con una vita nuova a servizio gli uni degli altri, perché si è incontrato il Signore».