«Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia». (Sal 137,5-6)

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Il pellegrinaggio in Terra Santa, vissuto dal 22 luglio al 5 agosto, sarà difficile dimenticare. Per molti di noi seminaristi è stata la prima volta nella Terra del Santo, la terra dove Dio ha deciso di entrare in dialogo col suo popolo eletto e dove ha deciso di incarnarsi, per vivere la nostra stessa natura.
Camminando per il Medio Oriente, lungo le terre d’Israele e Palestina, non si può rimanere indifferenti, lì ogni roccia, ogni luogo, ogni granello di sabbia ha una storia da raccontare.
Una storia composta dai moltissimi popoli che lungo i millenni si sono susseguiti e hanno lasciato un segno del loro passaggio e della loro cultura. Una storia intessuta dalle trame delle tre grande religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islam, che di Gerusalemme hanno fatto la loro città Santa, e che grazie alla loro presenza hanno influenzato e influenzano ancora oggi la Palestina.

Ripensando a tutto questo alcune domande sorgono spontanee:
Perché Dio si è innamorato di questa terra?
Perché gli uomini da secoli sono in perenne lotta per possederla?
Perché il Figlio di Dio è nato, cresciuto, morto e risorto proprio sopra di essa?

Interrogativi che rimangono aperti, e che invitano a riflettere ancora di più mentre il piede solca in lungo e in largo questa terra come abbiamo fatto noi seminaristi.
Siamo partiti dal sud, dal deserto del Negev per giungere fino al nord alle sorgenti del Giordano, al confine con la Siria. Abbiamo sostato a Gerico e a Betlemme, giungendo così al luogo dove tutto ha avuto origine. E poi Betania, Gerusalemme, Nazareth e il lago di Tiberiade; e moltissimi altri luoghi che la tradizione attribuisce alle tappe della storia del popolo ebraico e della vita di Cristo.
Difficile descrivere le emozioni e le sensazioni provate nell’entrare e nel toccare con mano luoghi così significativi per la nostra religione, e sopra di essi celebrare l’Eucaristia e rinnovare la propria fede e le proprie scelte.
Chi visita la Terra Santa ritorna a casa carico di un’esperienza che lo dota di un patrimonio ricco non solo dal punto di vista geografico e architettonico, ma umano e spirituale, con il quale penetrare la Scrittura assaporandone i colori, gli odori, i suoni, in “concreto” entrare nel Mistero.

Visitare la Terra Santa è un’esperienza indimenticabile che va colta subito appena se ne ha l’opportunità, un viaggio che ogni cristiano dovrebbe affrontare per andare alle radici della propria fede e toccare con mano ciò da cui tutto è scaturito.
Dopotutto, se Dio si è innamorato perdutamente di questa terra un motivo ci sarà. Basta scoprilo.