Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace

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Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie
che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»
(Is 52,7)

Dio viene a portare libertà e consolazione. Il male non trionferà per sempre, c’è una fine al dolore. La disperazione è vinta perché Dio è tra noi.

E anche noi siamo sollecitati a svegliarci un po’, come Gerusalemme, secondo l’invito che le rivolge il profeta; siamo chiamati a diventare uomini e donne di speranza, collaborando alla venuta di questo Regno fatto di luce e destinato a tutti, uomini e donne di speranza.

Quanto è brutto quando troviamo un cristiano che ha perso la speranza! “Ma io non spero nulla, tutto è finito per me”: così dice un cristiano che non è capace di guardare orizzonti di speranza e davanti al suo cuore soltanto un muro. Ma Dio distrugge questi muri col perdono! E per questo dobbiamo pregare, perché Dio ci dia ogni giorno la speranza e la dia a tutti, quella speranza che nasce quando vediamo Dio nel presepio a Betlemme. Il messaggio della Buona Notizia che ci è affidato è urgente, dobbiamo anche noi correre come il messaggero sui monti, perché il mondo non può aspettare, l’umanità ha fame e sete di giustizia, di verità, di pace.

E vedendo il piccolo Bambino di Betlemme, i piccoli del mondo sapranno che la promessa si è compiuta, il messaggio si è realizzato. In un bimbo appena nato, bisognoso di tutto, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, è racchiusa tutta la potenza del Dio che salva. Il Natale è un giorno per aprire il cuore: bisogna aprire il cuore a tanta piccolezza, che è lì in quel Bambino, e a tanta meraviglia. È la meraviglia di Natale, è la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi.

(Papa Francesco)

 

Nei giorni confusi, nei pensieri sospesi,
nelle parole incerte, anche in questi mesi della pandemia,
si è compiuto il tempo, è stato mandato il Figlio.

Il tempo si è compiuto, forse era di lunedì:
il compimento dell’inizio è la promessa,
la vocazione a decidere il cammino.

Il tempo si è compiuto, forse era di martedì:
il compimento del desiderio è l’ardore,
la gioia che rende leggero il peso e dolce il giogo.

Il tempo si è compiuto, forse era di mercoledì:
il compimento della virtù è l’umile perseveranza
e l’appassionata dedizione.

Il tempo si è compiuto, forse era di giovedì:
il compimento del convivere è la fraternità.
Il tempo si è compiuto, forse era di venerdì:
il compimento della dura fatica e della ferita profonda
è d’essere prova d’amore.

Il tempo si è compiuto, forse era di sabato:
il compimento del riposo è la pace.

Il tempo si è compiuto, forse era il giorno ottavo:
il compimento dell’essere figli d’uomo è l’essere figli di Dio.

Era Natale, quel giorno.

(mons. Mario Delpini)

 

 

Dalla comunità del Seminario Arcivescovile
giunga ad ognuno l’augurio
per un Santo Natale del Signore
e un Buon anno nuovo!