Nel tempo di Quaresima (18 marzo e 1, 8, 22 aprile 2017) un cammino di discernimento vocazionale pensato per i giovani, ragazzi e ragazze, che nutrono un forte interrogativo su una possibile vocazione al sacerdozio o alla consacrazione nella verginità

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«Ad un certo punto…».

A più riprese trovo questa espressione nei racconti di vita di giovani in discernimento vocazionale. I giovani che incontro sono di diversa età e provenienza, così come lo sono le loro storie familiari e le esperienze vissute, la frequenza alle attività delle Parrocchie e degli Oratori, le appartenenze a gruppi e le scelte di servizio educativo o di volontariato, le Facoltà universitarie o il lavoro professionale.

Giovani non conosciuti ma che «ad un certo punto» bussano alla porta del Seminario per chiedere un confronto per il percorso vocazionale. Cosa li ha spinti? La consapevolezza che l’inclinazione, che li porta a non escludere per sé la vita sacerdotale, non può più essere disattesa ma verificata. Alle spalle hanno l’accompagnamento di una guida spirituale: con lei si sono aperti; hanno chiesto luce sulle esperienze interiori e sull’intuizione vocazionale; hanno dato consistenza alla dimensione spirituale e, «ad un certo punto», consigliati fraternamente, hanno avvertito la necessità di fare un passo in più, un “salto di qualità”, per comprendere cosa effettivamente si muove in loro perché sollecitato dalla Parola del Signore. «Il porre al centro il Signore non è più solo una Sua richiesta ma una mia spontanea necessità», ha affermato un giovane in un gruppo di confronto e di dialogo.

Incontro, dunque, questi giovani «ad un certo punto» della loro vita. Un punto significativo. Per non pochi, decisivo. Per tutti, necessario per chiedersi: “Perché sono qui, a cercare un aiuto nella verifica vocazionale? Cosa mi muove? Cosa chiedo davvero?”. Registro l’importanza di simili domande perché impegnano a non perdere di vista le motivazioni vere del contatto con il Seminario e lo specifico della richiesta di un confronto con una delle sue guide spirituali.

Inoltre (e non da ultimo) il giovane ri-prende coscienza del punto in cui è giunto il suo percorso. E lì, sapendo dove si trova, può fissare lo sguardo verso dove andare. “Perché sono qui?”. Il giovane si sente chiamato a riassumere per sommi capi i passaggi più rilevanti della sua storia vocazionale, con balzi considerevoli (ovvio) tra una stagione all’altra della vita e, soffermandosi sugli eventi, situazioni, episodi con una certa valenza e tentando una loro prima unificazione, li offre come materiale vivo, dal quale vede emergere la serietà della richiesta di una verifica vocazionale.

Il racconto del “perché sono qui?” è il più delle volte vivace; di alcuni è affascinante per i movimenti carsici degli episodi della vita e della vocazione; di tutti si colgono il coinvolgimento, le fatiche, le pause e le ripartenze. Come di tutti è quel «ad un certo punto» che, se non ricorre all’inizio o al cuore del racconto, appare sempre alla fine per dire il momento sintetico, la somma dei significati delle vicende vissute, che lo hanno condotto alla decisione di contattare il Seminario. Ed ora si trasforma in appello per un accompagnamento più approfondito in vista di una decisione per la vita.

Appello che si presenta con la forza di un’in-vocazione (chiamando la persona a rimanere presente a se stessa), per trasformarsi in una con-vocazione (chiedendo di fare sintesi di quanto vissuto e sperimentato) e, successivamente, in pro-vocazione (aprendo ad un compito che permette di andare oltre la meta raggiunta).

Cosa augurare, dunque, ai giovani che si aprono alla stagione “dei passi definitivi” (Papa Francesco)? Di prendere coscienza del “dove” si trovano, perché, «ad un certo punto», chiamati e spinti dalla Grazia, compiranno il salto di qualità che li porterà là dove il Signore li attende.