«Portali» è la nuova rubrica realizzata da alcuni seminaristi del Biennio che, condividendo la passione per l’arte, ogni lunedì propongono l’opera commentata di un grande artista per introdursi – come da un portale – alle Letture della nuova settimana, secondo una prospettiva originale e inedita.

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Opera della settimana:

Adorazione dei pastori (La notte), Correggio, 1525 – 1530 ca, olio su tavola, Gemäldegalerie, Dresda

Commento:

Questa adorazione di pastori, denominata “La Notte” per via della contrapposizione ad un’altra opera di Correggio detta “Il Giorno”, fu realizzata attorno al 1530 per la chiesa di San Prospero a Reggio Emilia.

Il dipinto rappresenta uno dei capolavori maturi dell’artista, per diverse ragioni. C’è senz’altro uno studio degli effetti luministici, della composizione del luogo e soprattutto la ricerca di uno scambio di sentimenti tra le figure, nei gesti e negli sguardi.

Fulcro dell’opera è il Bambino Gesù, che irradia una luce potentissima, quasi accecante, come sembra indicare la donna che si copre con la mano gli occhi nel tentativo di attenuare il bagliore divino. Qui si gioca un duplice contrasto: da una parte gli occhi mortali non sono in grado di “resistere” alla luce divina e, dall’altra, la fonte della luce è ben definita ed è umana nell’aspetto: è un Bambino.

C’è anche un terzo elemento. Maria è vicinissima a Gesù e lo sta guardando con serenità. Questo rivela che gli occhi puri possono guardare Dio e “sopportare” la sua luce («beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» Mt 5,8).

Gli stessi angeli accalcati nell’angolo in alto a sinistra paiono sospesi dalla potenza della luce. Il dipinto è inoltre ricchissimo di citazioni e rimandi teologici. Il Bambino è adagiato su paglia mista a spighe di grano (simbolo eucaristico) che ricordano una fiamma. Inoltre, la colonna e il muro in rovina alludono al crollo del Tempio della Pace di Augusto, avvenuto al momento della nascita di Cristo secondo la “Legenda aurea” di Iacopo da Varazze. L’asino stesso è un simbolo di umiltà e di servizio, così come le erbe in basso sulla destra lo sono del sacrificio.

Guardando quest’opera non può non riecheggiare nella mente il prologo del Vangelo di Giovanni: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4) e «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) o ancora «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5). In realtà nel dipinto non è proprio notte fonda, dietro i monti si comincia a intravedere la luce del sole: è l’alba di un nuovo giorno.

Il Natale celebra «l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba. Ma proprio come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia già la Croce e la gloria della Risurrezione» (Benedetto XVI, Udienza generale, 21 dicembre 2011).