Questa settimana la liturgia ci propone la figura di san Pier Damiani, cardinale e dottore della Chiesa, fu sicuramente uno tra i massimi riformatori e moralizzatori della Chiesa del suo tempo.

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Nato a Ravenna nel 1007 e morto il 21 febbraio 1072. Egli, in giovanissima età, rimase orfano di entrambi i genitori e dopo essere stato allevato dalla sorella Rodelinda, il fratello maggiore, Damiano, lo accolse in casa sua. Molto probabilmente il nome “Damiani” è un’aggiunta che lo stesso Piero fece in ricordo e riconoscenza del fratello che lo aveva cresciuto e sostenuto negli studi. Dopo numerosi anni di studio e insegnamento, in lui nacque l’esigenza di una vita di sequela più radicale, che ritrovò nel monachesimo eremitico. Stimato da papa Stefano IX, nel 1057 fu ordinato cardinale e vescovo di Ostia, ricoprendo le più alte cariche della curia romana. Dopo molti anni di servizio alla Chiesa, di ritorno dall’eremo di Gamogna, uno dei tanti da lui fondati, morì a causa di una malattia improvvisa.

L’opera è stata realizzata dall’artista italiano Andrea Barbiani, attivo nel corso del XVIII secolo tra Ravenna e Rimini. Egli rappresenta il santo ritratto a figura intera, seduto su un tronetto di velluto rosso, a sottolineare la dignità del cardinalato così come il galero, posto in basso a sinistra, insieme alla mitria, simbolo del suo essere pastore d’anime. L’azione del santo, nell’atto di scrivere, è interrotta dalla
presenza di due cherubini in volo che portano luce nell’opera e catturano l’attenzione del personaggio. Il suo volto è come rapito da ciò che sta accadendo, è pensieroso ma nello stesso tempo sereno; la fissità dello sguardo, sottolinea il suo essere attento ai segni di Dio e al suo volere. Fa pensare la presenza di questa luce che irradia la stanza e illumina Pier Damiani, che pare essere la luce di Dio che segna il cammino e le azioni del santo.