Antifone delle Ferie prenatalizie dell'Accolto o de Exceptato eseguite da alcuni componenti del CAF nella Cappella del Quadriennio Teologico

di don Francesco Alberti
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Gli ultimi sette giorni feriali che precedono il giorno natalizio del Signore (dal 17 al 23 dicembre) prendono nella tradizione ambrosiana il nome di feriae de Exceptato (cioè ferie dell’Accolto, dove l’Accolto è Cristo che viene nel mondo).

Nei vespri di questi giorni, come antifone della commemorazione del battesimo, hanno trovato collocazione le antiphonae majores, comunemente note come antifone in O, per il fatto che tutte cominciano con questa esclamazione: “O…”, seguita da sette titoli attribuiti dalla Scrittura al Messia. Infatti, questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua antica, instancabile, commossa contemplazione e attesa del Mistero che si è fatto carne “e di nuovo verrà nella gloria”.

Le feriae de Exceptato sono giorni dal carattere particolare: ciascuna di esse ha testi liturgici propri invariabili, che non dipendono dal giorno della settimana in cui cadono. In un certo senso questi giorni sono separati, strappati alla logica dello scorrere cronologico del tempo (kronos) per introdurre nella dimensione “favorevole” del tempo (kairos). In questo senso permettono di cogliere il Natale del Signore come il kairos per eccellenza della storia della salvezza.
Per quanto riguarda l’origine storica delle sette antifone, essa si presenta piuttosto nebulosa: Amalario di Metz, monaco del IX secolo, già le conosceva e le attribuiva a un anonimo cantore vissuto nell’VIII sec. o prima ancora. Ma in realtà sappiamo che erano già utilizzate al tempo di papa Gregorio Magno, attorno agli anni 600, in quanto sono citate nel Liber responsalis sive antiphonarius come antifone al testo evangelico del Magnificat nei sette giorni che, alla fine dell’Avvento, precedono la celebrazione del Natale. Insomma, non c’è dubbio che si tratti di testi antichissimi, che ci mettono in comunione con molti santi che ci hanno preceduti nell’esperienza della fede.
Ma queste antifone diventano ancor più interessanti se si nota che le prime lettere di ciascuna invocazione che segue la “O”, lette dall’ultima alla prima (Emmanuel, Rex, Oriens, Clavis, Radix, Adonai, Sapientia) formano un acrostico significativo ed entusiasmante: ERO CRAS, cioè “[ci] sarò domani”. Pare proprio la risposta misteriosa ma decisa del Messia invocato dalle antifone!

Un’altra caratteristica interessante di ogni antifona è quella di avere sempre un riferimento al passato, al presente e al futuro: ciascuna di esse è dunque un piccolo microcosmo: si tratta di guardare a eventi o caratteristiche legate al modo di agire di Dio nel passato per invocare la Sua venuta al presente nella Chiesa di oggi, nell’attesa del compimento escatologico nella venuta finale e definitiva del Cristo nella gloria. In questo modo la liturgia della Chiesa proclama che la redenzione e la salvezza sono state donate da Cristo una volta per sempre, ma al tempo stesso noi non godiamo pienamente degli effetti della redenzione. Siamo in un già, ma anche in un non ancora: già siamo stati visitati e redenti da Cristo, ma ancora attendiamo e desideriamo che egli diventi il centro della nostra vita, fino alla sua definitiva venuta nella gloria.
In questi giorni, caratterizzati sempre da una grande partecipazione nelle parrocchie al sacramento della Penitenza, vogliamo infine richiamare ad un antico testo (siamo attorno all’anno 1447) composto da Magnus Unnonis, sacerdote dell’Abbazia di Vadstone, e intitolato Epistola de devoto modo vivendi ad Christophorum regem. Questo testo fu scritto in preparazione alla visita all’Abbazia da parte di re Cristoforo di Bavaria ed è basato proprio sulle antifone in O. Il sacerdote, in modo piuttosto artificioso ma decisamente suggestivo, ha pensato di proporre un esame di coscienza mettendo in relazione le sette antifone con sette eventi della vita di Cristo, i sette vizi capitali e i sette doni dello Spirito.
Ecco lo schema:

Ribadendo l’artificiosità di questa analisi, dobbiamo però riconoscere che può essere bello prepararsi al sacramento della Confessione anzitutto pregando questi antichi e suggestivi testi liturgici che esprimono efficacemente il nostro desiderio di incontrare Gesù, in seguito contemplando la vita di Cristo, poi giudicando la propria condotta rispetto ai vizi capitali e infine chiedendo al Signore i doni del suo Spirito, per la conversione della nostra vita. La Sposa invoca il suo Sposo: “O Sapientia, o Adonai, o Radix Iesse, o Clavis David, o Oriens, o Rex gentium, o EmmanuelVeni!”. Risponde lo Sposo: “Ero cras! Domani verrò!”.