148-3

Sommari:

ISACCO PAGANI, Parlare dello Spirito o lasciar parlare lo Spirito? Le parole sullo Spirito in 1Gv, 335-366

L’articolo indaga le «parole sullo Spirito» presenti in 1Gv, considerando le ricorrenze di chrîsma e pneúma presenti nella Lettera. Mantenendo le dovute attenzioni per le diversità dei due termini, si propone uno studio che descriva la relazione tra le azioni dello Spirito e gli ambiti della vita comunitaria via via considerati nell’opera. Obiettivo della ricerca non è soltanto offrire una rassegna di questi nessi, ma cercare anche di ricavare una loro lettura sintetica: perché l’autore ne parla in questo modo?

This article examines the «words on the Spirit» as presented in The First Letter of John, considering the recurrence in the letter of the terms chrîsma and pneúma. Maintaining the correct distinction between the two terms, the author proposes a study which describes the relation between the actions of the Spirit and the areas of community life considered throughout the work. The objective of the research is not only to offer a review of these connections, but also to seek to obtain their synthetic reading: why does the author speak about them in this way?

PIERPAOLO CASPANI, Presenza reale, transustanziazione e «nuova teologia eucaristica», 367-400

L’articolo si propone di evidenziare, non senza qualche rilievo critico, gli spunti più interessanti che alcuni recenti contributi di teologia eucaristica offrono per rileggere i temi della presenza reale e della transustanziazione. Dopo aver puntualizzato le principali criticità addebitate alla dottrina e al linguaggio della transustanziazione, si analizzano due piste per superarla/riformularla: la prima di stampo più filosofico, proposta da M. Rouillé d’Orfeuil, e la seconda legata alla riscoperta della forma rituale, riconducibile ai lavori di L. Della Pietra, Z. Carra e A. Grillo. Dopo aver considerato l’apporto di G. Lafont, che riconferma la pertinenza del linguaggio della transustanziazione, raccogliamo qualche riflessione sintetica e di prospettiva.

This article aims at highlighting, with some criticai emphasis, the more interesting points that some recent contributions of Eucharistic theology offer in arder to reread the themes of the real presence and transubstantiation. Having pointed out the main criticai issues caused by the doctrine and language of transubstantiation, two ways of overcoming/reformulating them are analyzed the first, of a philosophical nature, proposed by M Rouillé d’Orfeuil, and the second connected to the rediscovery of the ritual form, trac ed back to the works of L. Della Pietra, Z. Carra e A. Grillo. Having considered the provision of G. Lafont, who reconfirms the pertinence of the language of transubstantiation, one can gather some concise refiections which open up new perspectives.

GIULIA LABORANTI, La questione del peccato originale nel De praedestinatione liber di Giovanni Scoto Eriugena, 401-429

In questo scritto è descritto il problema del peccato originale nel pensiero di Giovanni Scoto Eriugena, con particolare riferimento all’antropologia del peccato delineata nel De praedestinatione liber. Nel primo capitolo è introdotta la questione del peccato originale a partire dall’opera maggiore dell’autore, il Periphyseon, che funge da collegamento con il tema dominante del De praedestinatione liber, che occupa, invece, la seconda sezione. Questi due testi consentono di inquadrare in modo più sistematico l’approccio di Giovanni
Eriugena al problema del peccato, da un punto di vista sia cosmologico sia antropologico. L’ultimo capitolo intende delineare l’implicazione dottrinale di una lettura origenista dell’escatologia eriugeniana, in particolar modo di fronte alla tradizione agostiniana del male, nella quale, in parte, Eriugena si inserisce.

This paper describes the problem of original sin in the thought of John Scotus Eriugena, with particular reference to the anthropology of sin outlined in De praedestinatione liber. In the first chapter, the problem of original sin is introduced starting from the major work of the author, the Periphyseon, which serves as a connection with the dominant theme of the De praedestinatione liber, which occupies, instead, the second section. These two texts allow to frame in a more systematic way the approach of John Eriugena to the problem of sin, both from a cosmological and an anthropological point of view. The fast chapter aims to outline the doctrinal implication of an Origenist reading of Eriugenian escathology, especially before the Augustinian tradition of evil within which Eriugena partially sets himself.

MASSIMILIANO SCANDROGLIO, Fatti o finzioni? (I) Storia e storiografie dell ‘Antico Testamento, 431-461

L’articolo indaga il modo biblico di fare storia, apprezzandone la ricchezza e rilevandone le debolezze. In un primo momento si precisa cosa voglia dire “fare storia” nel mondo biblico, e come questo non sia finalizzato alla ricostruzione precisa degli eventi, ma al riconoscimento del progetto salvifico di Dio che negli eventi si dispiega. In un secondo momento si prende in
considerazione la prima grande storiografia, di cui si ha testimonianza nel dettato biblico, ovvero la storiografia deuteronomista, ponendo attenzione agli sviluppi della ricerca esegetica in merito, alla modalità di approccio alle fonti da parte degli autori, al livello di storicità del materiale prodotto, e alle note teologiche dominanti.

This article investigates the biblical way of doing history, appreciating therein the richness and highlighting its weaknesses. In the first part the emphasis is on what “making history” in the biblica! world view actually means, and how this is not aimed at the precise reconstruction of events but at recognizing the salvific project of God which is revealed within those same events. In the second part the first great historiography, the Deuteronomistic one, borne witness to in the same biblical writings, is taken into consideration, with particular attention given to the developments in exegetical research on the subject; to the approach adopted by the authors regarding the sources; to the level of historicity of the materia! produced, and to the dominant theological notes.

STEFANO GUARINELLI, Il prete abusatore. (I) La requisizione dell’altro, 463-483

Si introduce la questione dell’abuso sessuale nella Chiesa, risaltando inizialmente i problemi terminologici e di collocazione diagnostica relativi alla personalità dell’abusatore. A quel punto si passa ai problemi interpretativi, evidenziando la mancanza di una correlazione diretta fra patologie o disturbi specifici della personalità e comportamenti di abuso. A partire dall’ipotesi secondo la quale la scelta del bambino o del minore come oggetto sessuale non pare indifferenziata, ma specifica, si proverà a ricondurre l’esperienza dell’abuso all’interno delle relazioni cosiddette d’oggetto-Sé. Un tale riferimento rappresenta almeno una chiave d’accesso per interpretare uno degli aspetti più problematici dell’abuso che è la requisizione della vittima a opera dell’abusatore. Tale requisizione la rende, di fatto, invisibile ai suoi occhi. La consapevolezza del danno arrecato, a quel punto, può essere perfino inesistente.

The question of sexual abuse in the Church is here introduced, giving importance initially to the terminological problems and the diagnostic collocation relating to the abuser’s personality. The next point is then that of the interpretative problems, highlighting the lack ofa direct correlation between pathologies or specifìc personality disorders and abusive behavior. Starting from the hypothesis according to which the choice of the child or minor as a sexual object does not seem undifferentiated, but specifìc, we will aim at bringing the experience of abuse within the confines of the so called objectself relations. Such a reference represents at least the key to interpreting one of the most problematic aspects of abuse, that is, the requisition of the victim by the abuser. Such a requisition in fact renders the victim invisible to his or her eyes. The awareness of the damage caused, at this point, may even be completely in-existent.