SC 4-2018

All’interno:

STEFANO GUARINELLI, La formazione del seminarista con orientamento omosessuale. 2. Verso la maturità relazionale e affettiva, 503-533

Proseguendo la riflessione del contributo pubblicato nel numero precedente, qui si intende centrare l’attenzione su un termine diffuso nei documenti del Magistero sulla formazione iniziale e permanente (al/nel presbiterato) nonché nello stesso Codice di Diritto Canonico: maturità. A partire da una riconcettualizzazione e ricomprensione del termine – inteso come processo e non come struttura – si rileggono le questioni relative all’orientamento sessuale. Queste saranno da interpretare alla luce di una maturità relazionale e affettiva di cui sono «proprietari» non solo i singoli candidati, seminaristi o preti, ma anche i contesti formativi e di esercizio del ministero.

Following on from the reflection in the essay published in the previous is-sue, here I intend to concentrate my attention on one term widely used in the documents of the Magisterium on initial and permanent formation for and within the priesthood, and used also in the Code of Canon Law: Maturity. Beginning with a reconceptualization and a new understanding of the term – understood as a process rather than a structure – the questions related to sexual orientation are reread. These shall be interpreted in the light of a relational emotional maturity of which the «owners» are not only the single candidates, seminarians and priests but also the places of formation and of ministry placement.

PAOLO BRAMBILLA, La distinzione delle processioni divine in Bonaventura e Tommaso, 535-564

Il concetto di processione compare nella Scrittura e nelle prime riflessioni ecclesiali, descrivendo la vita intima di Dio. L’articolo mette a tema il problema della distinzione della generazione e della spirazione nell’assoluta e semplice unità di Dio. Se Agostino e Pietro Lombardo indicano come incomprensibile la ragione di tale distinzione, Riccardo di San Vittore e Alberto Magno propongono alcune soluzioni. La presente ricerca si concentra sulle posizioni teologiche di Bonaventura e Tommaso d’Aquino, provando ad evidenziare, a partire dalle ragioni di questa distinzione, alcuni tratti della loro teologia.

The concept of Procession appears in the Scriptures and in early ecclesial reflections, and describes the intimate life of God. This article examines the problem of the distinction between generation and spiration in the absolute and simple unity of God. If Augustine and Peter Lombard indicate the reason for such a distinction as being incomprehensible, Richard of Saint Victor and Albert the Great put forward some solutions. This present research concentrates on the theological positions of Bonaventure and Thomas Aquinas, attempting to highlight some traits of their theology, beginning with the reasons for this distinction.

IGINIO PASSERINI, «Per tua grazia sono quel che sono». Ambrogio vescovo testimone del primato della grazia, 565-595

La descrizione della figura di Ambrogio di Milano non può prescindere dalla sua consapevolezza del primato della grazia, che ha sperimentato in modo singolare nell’evento del battesimo e della elezione episcopale, ha vissuto nel corso di tutto il ministero, ha testimoniato con passione in ogni pagina dei suoi scritti e nello stile quotidiano della sua esistenza. La figura di santità che ne scaturisce non indulge al modello “eroico”, ma privilegia quello “mistico”, segnato dalla grazia.

No description of the figure of Ambrose of Milan would be complete without considering his awareness of the primacy of Grace, which he experienced in a singular fashion in his baptism and episcopal election, lived out in the entire course of his ministry, gave witness to with passion in every page of his writings, and in the way he lived out his daily existence. The figure of sanctity which thus emerges, far from indulging in that of the “heroic” model, favors rather the “mystical” type, anointed by Grace.

SIMONE DUCHI, Un testimone attendibile. La fondatezza del sapere credente alla prova della veracità di Gesù, 597-620

Il saggio intende offrire un’illustrazione del legame tra protocollo teologico-fondamentale e sistematico in rapporto al sapere di Gesù. La classica sintesi scolastica facente leva sulla sua visione beata come conditio sine qua non della tenuta di quel legame è messa anzitutto alla prova delle proprie stesse esigenze. Le giuste istanze ed i limiti riscontrati spronano alla rinnovata esplorazione di un ambito decisivo per il sapere della fede che crede vero quel che Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, ha rivelato. Se questa vicenda umana non ha solo portata strumentale e dimostrativa, bensì costitutiva della realtà divina, allora l’evidenza che Gesù ha del Padre coincide con la libera esperienza che ne fa. Il sapere che Gesù matura di Dio è dunque nominabile come fede, che con pieno merito attesta la forza salvifica della verità divina. La consistenza umana di questa trova in Cristo, Logos incarnato, l’originaria misura della propria credibilità, motore d’ogni testimonianza a suo riguardo.

In this paper the author intends to offer an illustration of the connection between the fundamental/systematic theological protocol in relation to Jesus’ knowledge. The classical scholastic synthesis which is based on his own beatific vision as conditio sine qua non of the maintaining of that connection is above all put to the test by its own same needs. The rightful claims and the limits which emerge push towards a renewed exploration of a decisive field which believes that which Jesus, Son of God made man, has revealed,to be true. If this human event has not just instrumental and demonstrative repercussions but is rather constitutive of the divine reality, then the evidence that Jesus has of the Father coincides with his same experience of him. The knowledge of God which Jesus matures is nominable as faith, which rightly bears witness to the salvific force of divine truth. The human solidity of this is found in Christ, incarnated Logos, as the original measure if his own credibility, driving force of every witness regarding him.

PIERLUIGI BANNA, Ci sono profeti tra i pagani? A proposito di una citazione agostiniana in Paolo VI e dell’utilizzo dei Padri della Chiesa nella teologia e nel magistero cattolico, 621-641

«Anche i Gentili hanno i loro profeti». Questa affermazione, falsamente attribuita a sant’Agostino, pur essendo contenuta in una sua opera, è stata citata in modo scorretto da L. Capéran, H. De Lubac e nella prima redazione di un’udienza di Paolo VI. L’articolo ricostruisce la storia della trasmissione della citazione patristica in ambito teologico e il suo senso esatto in relazione al pensiero di Agostino. Il case study permette alcune valutazioni metodologiche di natura filologica, patristica e teologica sull’utilizzo dei Padri della Chiesa da parte della teologia.

«Also the Gentiles have their prophets». This affirmation, falsely attributed to St Augustine, even though contained in one of his works, has been erroneously quoted by L. Capéran, H. De Lubac and in the first redaction of an Audience of Paul VI. This article reconstructs the transmission of the patristic citation in theological quarters and its exact meaning in relation to Augustine’s thought. This case study allows for some methodological evaluations of a philological, patristic and theological nature on the use of the Church Fathers in theology.