In forma di lettera ai presbiteri l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo nella Messa presieduta nella Basilica del Seminario per la Festa dei Fiori

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Un grazie scritto sotto forma di lettera, la lettera di un vescovo per i suoi sacerdoti, ma forse di più, di un prete tra tanti altri preti, contenti di esserlo. È quella che, letta dall’Arcivescovo come omelia del Pontificale da lui presieduto nella Basilica del Seminario di Venegono, ha dato il senso della comunione nella gioia vissuta nella tradizionale Festa dei Fiori.

Dopo la prima parte della mattinata, interamente dedicata all’approfondimento della ricerca «La Chiesa di Milano di fronte alla diminuzione dei suoi preti» (leggi qui) presentata dai curatori, don Paolo Brambilla e don Martino Mortola, e da don Giuseppe Como, che ha delineato la condizione del presbitero ambrosiano oggi, la Messa è stata concelebrata dal cardinale Francesco Coccopalmerio, da monsignor Felix Dawood Al Shabi (vescovo dei Caldei a Zakho, nel Kurdistan iracheno), dai Vescovi ausiliari ambrosiani, dai membri del Consiglio Episcopale milanese e da circa 350 sacerdoti.

Festa dei Fiori 2023

A portare il saluto di benvenuto, il rettore del Seminario don Enrico Castagna, tra i festeggiati (nel 25esimo di ordinazione) come il cardinale Coccopalmerio (30 anni di episcopato), il cardinale Angelo Scola (20esimo di Cardinalato) e molti confratelli di altre Classi, dai 50 anni di Messa fino ai 70. «Vogliamo esercitarci a essere più propensi alla gratuità nelle relazioni del Presbiterio – sottolinea il Rettore -. Chiediamo la grazia di essere ministri del Vangelo che diffondono la gioia di essere preti, ministri che non si stancano di pregare e di far pregare soprattutto i giovani per le vocazioni».

Festa dei Fiori 2023

«Non è una fake news»

«Desidero ringraziare per il vostro ministero e per la vostra vita dedicata – dice l’Arcivescovo, avviando la sua omelia -. Dicono che siete preti normali di tutte le età, preti che esercitano ogni tipo di ministero, preti che sono in ogni parte della nostra diocesi. Mi dicono che vivete anni pieni di vigore in salute e anche anni di stanchezza, di malattia, gravati dal peso degli anni. Mi dicono che una cosa vi caratterizza: siete preti contenti di essere preti».

Festa dei Fiori 2023

Una realtà, nota ancora, per molti oggi incredibile: «Alcuni ritengono che la notizia sia una delle fake news che circolano sui social, altri dicono che sia uno slogan per una campagna di propaganda organizzata al fine di reclutare personale per un’istituzione come la Diocesi di Milano che lamenta molti posti vuoti. Pensano che sia impossibile essere preti ed essere contenti. Condannati alla solitudine, gravati da impegni che non lasciano respiro, circondati da un clima di indifferenza, se non proprio di sistematico sospetto di disprezzo, come potreste essere contenti?». Eppure si può, come è evidente anche solo a guardare i presbiteri che gremiscono la Basilica.  

«Informatori affidabili – continua infatti l’Arcivescovo – mi dicono che siete preti contenti, che ogni sera si può ascoltare in ogni parte della Diocesi l’innalzarsi di un cantico stupefacente di cui il mondo intero si sorprende: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”. Mi dicono, addirittura, che il giorno anniversario dell’ordinazione è celebrato da voi come una festa e che in quei giorni passate ore in qualche chiesa a ringraziare il Signore di essere preti. Mi dicono anche che vi capita di essere così contenti che ogni tanto andate a far visita ad altri preti per condividere la vostra gioia o anche per sostenere, incoraggiare e consolare un confratello che vive momenti di tristezza e di desolazione».

L’ammirazione

Ma quale è il segreto di questa gioia? «Avete forse qualche ricetta segreta? Non penso, infatti, che vi capiti di essere sempre applauditi, popolari o che la ragione della vostra gioia sia il risultato del vostro lavoro. Le statistiche decretano senza complimenti la riduzione dei numeri, il declino dell’autorevolezza del prete e della Chiesa, eppure siete contenti. Il vostro essere contenti non può essere per il fatto che avete realizzato il vostro sogno giovanile». Quello costruito per molti dei presenti al Pontificale sull’immagine del clero «che trova un popolo che lo aspetta e lo ascolta», mentre «adesso vivete un ministero che impone il confronto con altri preti, un ministero che deve inventarsi un modo di farsi carico di diverse comunità, costruendo forme di pastorale di insieme che trovano resistenze e comportano fatiche esasperanti. Gli impegni che gravano sulle vostre spalle sono anche un motivo di tensione e di preoccupazione, perché dovete pensare a gestire le strutture senza averne competenza e non è facile. Vorrei chiedervi di rivelare il vostro segreto e di condividerlo con gli altri preti: potreste essere più convincenti di me nel vivere la raccomandazione di Paolo, “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto”».

Infine, raccontata come in una favola (tanto concreta, però) arriva la consegna: «Mentre scrivevo questa lettera mi sono domandato quante copie ne dovevo stampare. Ho immaginato di farne 2000, ma poi ho ricevuto proteste e rivendicazioni da migliaia di preti che mi hanno mandato angeli del paradiso a dirmi: “e noi”? Perciò, per evitare inutili sprechi, ho pensato di leggerla in quest’occasione e di contare sulla vostra collaborazione per far giungere questa mia lettera in ogni parte della Diocesi».  

Poi, tutti nel quadriportico, all’aperto, per la presentazione ufficiale dei 15 diaconi che diventeranno sacerdoti in Duomo il 10 giugno, con la festa, i battimani e l’Arcivescovo che si reca anche lui tra i futuri preti novelli ambrosiani.